Salina-Foto-di-Melo-Franchina
Salina, Isole Eolie

Il Filo dell’Alleanza di Francesco Miccichè e Daniela Papadia; La Scomparsa di mia madre di Beniamino Barrese; Gods of Molenbeek (Aatos Ja Amine) della regista finlandese Reetta Huhtanen; Freedom Fields della regista anglo libica Naziha Arebi; The Lone Girl di Marco Amenta; Il Varco di Federico Ferrone e Michele Manzolini; Le Pays dello svizzero Lucien Monot.

Sono questi i sette documentari in concorso, dall’11 al 14 settembre, al SalinaDocFest, il Festival del Documentario Narrativo fondato e diretto da Giovanna Taviani, dedicato quest’anno al tema delle (R)esistenze. Concorreranno al Premio Tasca d’Oro – assegnato dalla giuria composta dai registi Claudio Giovannesi e Nicolas Philibert e dal fotografo Francesco Zizola (autore dell’immagine che illustra questa edizione) – e al Premio Signum, il cui vincitore viene scelto dal pubblico. Si tratta di un’anteprima mondiale (Il Filo dell’Alleanza) e di un’anteprima nazionale (Le Pays). Per tutti i documentari in concorso sarà anche l’anteprima siciliana.

A uno dei sette concorrenti andrà inoltre il Premio WIF – Women in Film, istituito quest’anno per dare un riconoscimento a quello, tra i documentari in concorso, che dà il miglior contributo a una riflessione sulla condizione femminile nel cinema. La giuria del premio WIF è composta da Kissy Dugan, presidente di Women in Film, dall’attrice Valentina Carnelutti e dalla regista Antonietta De Lillo.

Ma vediamo più da vicino, in altrettante brevi schede, i sette documentari che partecipano al concorso.

Il Filo dell’Alleanza (aprirà la serie del doc in concorso, l’11 settembre), è il racconto della creazione di un’opera dell’artista palermitana Daniela Papadia che parte da Palermo per andare in Terra Santa. L’opera è un arazzo lungo quasi 6 metri che raffigura una mappa del Mediterraneo come rappresentazione grafica del genoma umano. A realizzarlo, un gruppo di donne israeliane, palestinesi, druse e beduine che vogliono provare a ricucire gli strappi delle loro esistenze ricamando i geni del sangue, metafora del sangue versato in una terra martoriata da guerre fratricide. Nel doc (una distribuzione Istituto Luce Cinecittà) c’è la testimonianza d’eccezione di Abraham Yehoshua, che sarà ospite del Festival e a cui andrà il Premio Ravesi – Dal testo allo Schermo.

La Scomparsa di mia Madre (11 settembre). Il regista, Beniamino Barrese, è il figlio di Benedetta Barzini, la prima grande top model italiana negli anni ’60, musa di Andy Warhol, Salvador Dalì, Irving Penn e Richard Avedon. Femminista militante, madre di quattro figli, scrittrice e docente di Antropologia della Moda, in eterna lotta con un sistema che per lei significa sfruttamento del femminile. A 75 anni, stanca dei ruoli – e degli stereotipi – matura il desiderio di lasciare tutto per raggiungere un luogo lontano: scomparire. Turbato da questo progetto – radicale quanto indefinito – il figlio comincia a filmarla, determinato a tramandarne la memoria. Il film (unica opera italiana in concorso al Sundance Film Festival) è proposto a Salina in collaborazione con il Biografilm Festival.

Gods of Molenbeek (Aatos Ja Amine) (11 settembre) è ambientato nel quartiere di Molenbeek a Bruxelles, secondo gli investigatori dell’antiterrorismo uno dei centri europei dello jihadismo, ma per Aatos, un bambino di sei anni, e per la sua amica Amine, è solo del luogo dove vivono e dove crescono. La brutalità del mondo adulto si presenta ai loro occhi di bambini quando i terroristi fanno esplodere una bomba nel quartiere. Aatos è fortemente convinto che chi crede in Dio sia impazzito, ma invidia la fede musulmana di Amine e, insieme al suo amico Flo, cerca di capirla. In collaborazione con il Biografilm Festival.

Freedom Fields (11 settembre) racconta cinque anni della vita di tre donne e della loro squadra di calcio nella Libia post-Gheddafi, quando già sul Paese incombe la guerra civile e le speranze utopiche della primavera araba iniziano a svanire. Un film intimo sulla speranza, la lotta e il sacrificio in una terra dove anche solo il sognare è trasgressivo e temerario. Una lettera d’amore alla sorellanza e un inno al potere del fare squadra.

The Lone Girl (12 settembre) è dedicato all’ultima “cowboy italiana”. Depositaria di un mestiere arcaico e prettamente maschile, ereditato dal padre, Roberta guida la sua mandria di vacche nei pascoli della Maremma, conducendo una vita dura che nessuno vuole più fare. In balìa della natura e degli animali, ogni imprevisto può mettere in crisi la sua attività e la sua scelta di vita. Un’esistenza fuori dall’ordinario in un ambiente ancora selvaggio, spesso riottoso, difficile da domare.

Il Varco (12 settembre), arriva a Salina dopo la presentazione nella sezione Sconfini della 76° Mostra del cinema di Venezia. Prende spunto da eventi storici, ma è un racconto di pura fantasia. Nell’estate del 1941, un soldato italiano – ma di madre russa – parte in treno per il fronte sovietico. E’ il momento in cui la vittoria nazifascista pare vicina. La mente del soldato torna alla malinconia delle favole che la madre gli raccontava. Lui ha già conosciuto la guerra, in Africa, e per questo non condivide l’entusiasmo dei commilitoni. Il treno attraversa mezza Europa, avventurandosi nello sterminato territorio ucraino. L’entusiasmo cade e i desideri si fanno semplici: non più la vittoria, ma un letto caldo, del cibo, un abbraccio e una sola, flebile, speranza: tornare a casa. Il Varco è una distribuzione Istituto Luce Cinecittà.

Le Pays racconta il rapporto fra Chady e David, due immigrati in Svizzera che lavorano sulle navi da trasporto del Lago di Ginevra. Sulle acque del lago i due stranieri, perseguitati dai ricordi dei loro paesi di origine, condividono i segreti e la stessa sensazione di alienazione, sviluppando una strana intimità. Due protagonisti legati dalla stessa malinconia e dallo stesso senso di sradicamento.