Cecilia-Mangini

Cecilia Mangini (Mola di Bari, 1927), è cresciuta a Firenze, per poi trasferirsi a Roma dopo l’Università. Fotografa, critica cinematografica e sceneggiatrice, ha fondato, a Firenze, il cineclub Controcampo e ha collaborato con importanti riviste cinematografiche dell’epoca: Cinema Nuovo, Cinema ‘60, Eco del cinema.

Cineasta militante, ha preso parte attiva alla riscoperta della realtà, iniziata dal neorealismo, che ha riscattato il cinema italiano dalle mistificazioni fasciste, raccontando l’Italia dalla fine degli anni Cinquanta fino alla metà dei Settanta, spesso volgendo lo sguardo alla Puglia e al Salento per documentare la scomparsa della cultura contadina travolta dalle veloci trasformazioni imposte dall’industrializzazione e dal boom economico.

Dei tanti cortometraggi e lungometraggi da lei realizzati la maggior parte sono in collaborazione con il marito Lino Del Fra, mentre alcuni tra i i suoi primi lavori – Ignoti alla città (1958), La canta delle Marane (1960) e Stendalì (1960) – la vedono al fianco di Pier Paolo Pasolini, con cui condivide l’interesse per la periferia urbana, l’etnografia del mondo contadino e l’indagine sul mutamento dei costumi sessuali. Proprio su quest’ultimo tema la Mangini ha realizzato, negli anni Ottanta, Comizi d’amore ‘80, sorta di prosecuzione del lavoro messo in scena da Pasolini nel 1965.

Al centro della sua ricerca si trovano, inoltre, l’ambiente della fabbrica, del boom economico che stravolge il tessuto sociale italiano – è questo il caso, per esempio, di Tommaso (1966) e di Brindisi ‘65 (1966) – e la sua declinazione di genere, per cui si indaga questo mondo da un punto di vista femminile (Essere donne, 1965).

Altro filone importante della sua cinematografia è la ricostruzione storica in chiave politica: insieme a Lino Miccicchè ed al marito e compagno di lavoro Lino Del Fra gira All’armi siam fascisti!, documentario che indaga il fascismo dalle sue origini fino alle sue propaggini nell’Italia repubblicana. In veste di sceneggiatrice, ripercorre accuratamente gli anni passati da Gramsci nel carcere di Turi in Antonio Gramsci – I giorni del carcere (1977), Pardo d’oro al festival di Locarno.

Nel 2009 è stata insignita con la Medaglia del Presidente della Repubblica.

Alcune opere:

La canta delle marane
Italia, 1962, 11’

Ispirato dal romanzo Ragazzi di vita di Pasolini e realizzato con la sua collaborazione, La canta delle Marane ci riporta, dopo il film precedente, Ignoti alla città (1958), nelle borgate romane degli anni Sessanta, in cui i ragazzi trascorrono la torrida estate della capitale nella Marana: un torrente affluente del Tevere sotto ponte Mammolo, dove era vietato fare il bagno. Mentre la macchina da presa mostra i ragazzi che giocano e scherzano tra di loro, il commento di Pasolini ci racconta da dove vengono, le loro storie e i loro sogni spesso infranti.

Stendalì – Suonano ancora
Italia, 1960, 11’

Con questo lavoro viene ricostruita un’antichissima tradizione ormai scomparsa: le lamentazioni funebri delle donne in Puglia, e nello specifico nella Grecia salentina dove si parla il griko. A fornire il testo è ancora una volta Pier Paolo Pasolini. Influenzata anche dalle ricerche dell’antropologo Ernesto De Martino, la Mangini mette in scena questa usanza arcaica grazie anche all’interpretazione dell’attrice Lilla Brignone. Il canto funebre, come molte usanze rituali, diventa simbolo di un’ancora contro la precarietà dell’esistenza delle classi più svantaggiate, che vivono la grande trasformazione socio-economica in atto in quegli anni nel profondo sud.

Essere donne
Italia, 1964, 28’

Negli anni del miracolo economico, Essere donne racconta un mondo femminile costretto tra gli stereotipi dell’epoca, i compiti familiari e il mondo della fabbrica, dove si pensa di andare lavorare per far fare alla propria vita un salto di qualità. In anticipo sulla deflagrazione del movimento femminista, questo documentario – con testi dell’allora giornalista di «Paese Sera», Felice Chilanti – è uno dei primi a interrogarsi sulla realtà della vita di queste madri, mogli e operaie, e per questo viene penalizzato in Italia dove, per ragioni politiche, gli si nega il visto di qualità.

Brindisi ’65
Italia, 1966, 28’

Parallelamente a Tommaso, dello stesso anno, Brindisi ‘65 reca la testimonianza del mutamento, antropologico oltre che fisionomico, della cittadina pugliese in seguito all’arrivo della grande industria: è recente infatti l’apertura del complesso petrolchimico Monteshell. Attraverso una serie di interviste ai lavoratori della fabbrica, si racconta la sofferta nascita della classe operaia in un mondo in precedenza contadino.