Ludovica Fales e Stefano Savona - Masterclass - SDF XVI

Il SalinaDocFest è lieto di pubblicare una riflessione sul film La strada dei Samouni di Stefano Savona scritta da Veronica Pacifico studentessa del Dams – Università degli Studi Roma Tre.

LA STRADA DEI SAMOUNI di STEFANO SAVONA

Il regista Stefano Savona si autodefinisce “fossile guida del SalinaDocFest” , strappandoci un sorriso, per sottolineare il lungo impegno con il Festival di cui è stato ospite a Roma nel corso della XVI Edizione, con la Masterclass – Le metamorfosi del linguaggio del reale // Il documentario d’animazione e la proiezione de La strada dei Samouni (Italia, 2018, 128’).

Nel 2018 il film si è aggiudicato il Premio della Giuria Oeil d’Or come Miglior Film Documentario nella sezione Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes e sempre nello stesso anno è stato premiato come Miglior Documentario al Concorso Ufficiale della XII Edizione del SalinaDocFest.

Scritto insieme a Penelope Bortoluzzi e Léa Mysius, racconta la storia di una famiglia di proprietari rurali insediati nella periferia di Gaza che, nel Gennaio del 2009, è vittima di una tragedia: il massacro di ventinove componenti della comunità, tra adulti e bambini, durante un’operazione dell’esercito israeliano. La risposta della famiglia dinanzi a tanto dolore, sarà il desiderio di continuare a vivere  accingendosi a preparare un matrimonio.

“La leggerezza”, dice Savona, “più che per stile, nasce da un bisogno”.

Savona non giudica le intenzioni della famiglia protagonista, ma vuole comprendere i fatti con la consapevolezza che le immagini non si raccontano da sé e che mettere insieme pezzi di una realtà non è sufficiente per occuparsi di storia. L’essere archeologo, infatti, ancor prima che regista significa cercare un senso nella raccolta dei dati ricostruendoli come un processo storico. Per anni, Savona intervisterà i suoi testimoni di Samouni raccogliendo storie e sogni e combattendo la dittatura della realtà che ci vede con gli occhi sempre rivolti ai social.

Raccontare i luoghi prima dei bombardamenti, è il primo passo per attenersi al reale anche se viene scelta l’animazione come tecnica narrativa. Infatti, nonostante un intero quartiere sia ricostruito in 3D ed i personaggi con la modalità del videogioco, non manca un certo gradiente di realismo nella ricostruzione dei fatti. Si ricordano, ad esempio, i filmini di famiglia utilizzati come materiale di archivio.

E non manca l’uso simbolico della memoria dei sopravvissuti, che con l’animazione si tramuta in immagini belle. Si pensi al sicomoro, albero della vita e simbolo di incontro per un padre, i figli e la comunità stessa, o all’arrivo degli elefanti-carri armati. L’elefante riconosciuto come un animale dalla memoria potentissima, ora rappresenta l’oggetto del male puro che devasta col proprio incedere la memoria dei luoghi.

La ricostruzione storica, topologica e simbolica, contraddistingue, pertanto, il lavoro di Savona il quale sostiene anche che per raccontare l’attualità bisogna allontanarsi da questa. E lui stesso lo fa sia raccontando il bombardamento di una strada abitata da civili, anni or sono, sia facendosi affiancare da Simone Massi, animatore ed illustratore indipendente che, insieme ad altri 20 disegnatori, sarà coinvolto in un lavoro decennale di creazione artistica del film.

Stefano Savona ha studiato archeologia e preso parte a diversi scavi in Sudan, Egitto, Turchia. Ha ricevuto il premio internazionale della SCAM al Festival Cinéma  du Réel di Parigi per il suo lungometraggio “Primavera in Kurdistan” (2006) e una nomination ai David di Donatello. Nel 2009 ha vinto il Primo Speciale delle Giuria al Festival Internazionale del film di Locarno per “Piombo fuso”. Nel 2011 produce e co-dirige “Palazzo delle Aquile”, che ha ottenuto il Gran Prix del Festival Cinéma du Réel 2011. Nel 2012 “Tahrir Liberation Square” vince il David di Donatello e il Nastro d’Argento come Miglior Documentario dell’anno.

In conclusione: perché vedere questo film? Per la storia, ma soprattutto per il carattere stratigrafico delle intenzioni e dei dispositivi visivi usati. 

Buona visione!

Veronica Pacifico