Salina-Foto-di-Melo-Franchina
Salina, Isole Eolie

Se oggi il Salinadocfest festeggia la sua terza edizione, lo dobbiamo, prima di tutto, alla forza immaginifica di queste isole. Isole di fuoco, dove approdò coi suoi compagni, nel suo antico viaggio di ritorno, Ulisse, come ci narra in una prima teatrale nazionale Mimmo Cuticchio.

Isole del cinema, anche, accompagnate talvolta, penso a Caro diario e a Kaos, dalle avvolgenti note di Nicola Piovani. Isole, infine, di fondazione del documentario, se pensiamo che proprio qui, nella sede dell'”Ariana” al porto di Rinella, Francesco Alliata, Pietro Moncada, Fosco Maraini e Renzo d’Avanzo fondarono la storica “Panaria Film”.

A questa tradizione il festival continua a dare il suo contributo, portando sull’isola i giovani documentaristi più promettenti del panorama attuale internazionale, che, quando riescono a opporsi al silenzio delle TV e alle regole della nuova Videocrazia, fanno luce in modo dirompente sulle tragedie dei popoli che ci circondano. Penso a Stefano Savona, unica telecamera entrata nella striscia di Gaza durante i giorni della guerra, vincitore del premio della giuria a Locarno, che sarà ospite da noi sull’isola.

Eppure, nel nostro paese, si continua a non investire sulle nuove potenzialità del documentario e a condannarlo alla clandestinità. Dare visibilità agli Invisibili, tema che abbiamo posto con forza al centro del concorso della terza edizione, richiamandoci al motto di protesta degli abitanti delle isole – “Isolani sì, Isolati no!” – contro la soppressione dei mezzi di trasporto che rischia di isolarli dal continente condannandoli, appunto, alla invisibilità, è una scommessa che il SalinaDocFest lancia a tutto il mondo del cinema e della cultura.

In questa direzione si muove il Workshop per gli insegnanti delle scuole medie superiori, dedicato alla trilogia di uno dei padri del Neorealismo (e quindi all'”idea documentaria” che è alla base del nostro Festival), Roberto Rossellini, che insieme a De Sica e Visconti seppe dare voce a chi non ne aveva e torna oggi a essere un vitale punto di partenza per le nuove generazioni di registi e scrittori cresciuti dopo il crollo del muro di Berlino. A lui e alla preziosa testimonianza del figlio, lo storico produttore Renzo Rossellini, il Festival dedica un omaggio per i sessant’anni da Stromboli Terra di Dio.

Ma invisibili ai riflettori della Società dello Spettacolo sono anche le Orme lasciate sul suolo dai profughi che cercano asilo politico in Europa e che, oggi più di ieri, vengono respinti con violenza verso le prigioni della polizia libica.

Ce lo aveva raccontato di persona, lo scorso anno, Dag, protagonista di Come un uomo sulla terra di Andrea Segre, e ancora oggi il ricordo dei suoi occhi fa abbassare a terra i nostri. A loro quest’anno dedichiamo la sezione finale del Festival sulle tragedie del mare – la Pinar del testo teatrale di Francesco Viviano, la Nave Fantasma del monologo di Sarti – troppo spesso censurate dall’informazione o lasciate affondare sotto gli abissi del mare.

Perché uno degli obiettivi del nostro festival, in collaborazione con A.N.F.E., da sempre vigile sul problema degli emigrati, è porsi come ponte sul Mediterraneo e tornare a fare di quel mare, oggi luogo di morte e cimitero di corpi, l’antico crocevia di scambi e di culture che è all’origine della nostra civiltà. A questo scopo Il SalinaDocFest ha inaugurato una serie di partenariati con importanti Festival europei di documentari legati al bacino del Mediterraneo, a partire dalla Spagna, che condivide con noi tradizioni, abitudini linguistiche, migrazioni. SIAMO TUTTI MIGRANTI! sarà lo slogan che affiggeremo nello striscione del Liberty Tug, per la serata conclusiva del festival, che vedrà come ospite d’onore lo scrittore pakistano Moshin Hamid, per il suo lucido e, in qualche modo, profetico Il fondamentalista riluttante. A voler dire che la terra è di tutti e che chi teme la conoscenza dell’altro teme anche la conoscenza di se stesso.

A tutte le persone che condividono con noi questo orizzonte è dedicato il nostro festival. Come quella anziana signora dell’isola che un giorno, uscendo da una proiezione, disse: – Questo festival è bello perché anche quando finisce continui a pensarci -. Con l’augurio di continuare a pensarci, buon Festival a tutti.

Giovanna Taviani