Oliver Stone SalinaDocFest

Il SalinaDocFest inaugura la sua XIX edizione con un omaggio a uno dei grandi maestri del cinema mondiale. Sarà Oliver Stone a ricevere il Premio alla Carriera del Gruppo Arena, nel corso della cerimonia di apertura che si terrà martedì 15 luglio alle ore 21:00, nella suggestiva Piazzetta Troisi di Pollara, a Malfa. A seguire, la proiezione del suo film Salvador (USA, 1986, 123’), introdotta dalla scrittrice e giornalista Silvia Bizio.

Il Gruppo Arena, storica realtà imprenditoriale del Mezzogiorno con oltre un secolo di storia, partner del Festival, ha voluto assegnare questo riconoscimento a un autore che ha fatto del cinema uno strumento di verità, indagine e coraggio. Con questo premio, il SalinaDocFest rende omaggio a un regista che ha attraversato le zone più oscure della storia americana per illuminarle con l’arte del racconto.

Oliver Stone è uno dei pochi registi che ha saputo mettere il proprio vissuto – personale, politico e morale – al centro di una filmografia tra le più lucide e combattive del cinema contemporaneo. Dopo aver combattuto in Vietnam e averne riportato ferite fisiche e interiori, ha trasformato quell’esperienza in Platoon, film vincitore di quattro premi Oscar. Ma già con Salvador, il film scelto per aprire questa edizione del festival, Stone raccontava il suo desiderio di portare alla luce una contro-narrazione, una verità taciuta, una denuncia dei meccanismi occulti del potere.

Nel corso di oltre quarant’anni di carriera ha saputo affrontare con forza temi “scomodi”: dalla guerra (la trilogia sul Vietnam: Platoon, Nato il quattro luglio, Tra cielo e terra), alla politica (JFK, Nixon, W., Snowden), alla violenza della comunicazione di massa (Talk Radio, Natural Born Killers), alla memoria delle ferite collettive (World Trade Center). Ha dato voce a leader controversi, da Fidel Castro a Vladimir Putin, e portato sullo schermo biografie che sono diventate parabole storiche (The Doors, Alexander).

Ricevere Oliver Stone a Salina, su un’isola vulcanica e selvaggia, nel cuore del Mediterraneo, non è solo un onore: è un segnale. È il segno che il cinema, quando si fa gesto consapevole, può ancora interrogare il presente e farsi spazio di riflessione collettiva.

Il titolo del suo memoir, Cercando la luce, è una dichiarazione d’intenti e insieme un manifesto estetico. La luce, per Stone, non è mai qualcosa di dato: è qualcosa da inseguire, da modellare, da attraversare. Sia sul set – dove ogni inquadratura è una lotta per strappare verità all’ombra – sia nella vita, dove la conoscenza, come nel mito di Ulisse, è l’unico antidoto al naufragio.

Il tema di questa XIX edizione, “Nuove Parole / Nuove Immagini”, trova nel cinema di Oliver Stone una sintesi perfetta: un linguaggio che si fa coscienza, che si sporca con la realtà, che rifiuta la superficie e cerca sempre ciò che è nascosto. Come ha scritto Giovanna Taviani, “il cinema può ancora essere una bussola, se ci insegna a leggere i suoi codici, a capire le sue luci, a decifrare le sue immagini”.

E se la nostra epoca, come denuncia Stone, è dominata da manipolazione, menzogna, oblio, il suo cinema – ostinato, furioso, imperfetto – continua a ricordarci che solo chi ha il coraggio di guardare nell’oscurità può davvero fare luce.

Il SalinaDocFest accoglie Oliver Stone non solo per quello che rappresenta, ma per ciò che continua a compiere: un cinema che cerca, che interroga, che non si arrende. Un cinema che non ha mai avuto paura di dire la verità. Anche quando fa male. Anche quando è scomoda. Anche quando è l’unica cosa che resta.