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Premio Ravesi Dal Testo allo schermo a Mimmo Cuticchio

Il Premio dal Testo allo Schermo è deciso dal Comitato d’Onore del SalinaDocFest, composto da Romano Luperini, Giorgio e Mario Palumbo, Paolo e Vittorio Taviani, Bruno Torri.

Nelle passate edizioni è stato assegnato a Roberto Saviano, Vincenzo Consolo, Moshin Hamid, Giorgio Vasta, Tahar Ben Jelloun, Jamila Hassoune, Emma Dante, Nahal Tajadod, Ascanio Celestini.

«Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati?».

Così Papa Francesco Bergoglio nel discorso per il conferimento del Premio Carlo Magno ricevuto in Vaticano lo scorso 6 maggio. Sta qui, in questo interrogativo, il significato attuale e necessario della grande opera di Mimmo Cuticchio: a cinquecento anni dalla pubblicazione dell’Orlando Furioso e dell’Utopia di Tommaso Moro, il cunto epico-cavalleresco torna nel mondo con la sua carica utopica, a ricordarci che l’Europa deve essere Madre accogliente e che migrare non è un delitto. Se il documentario documenta la realtà raccontando una storia, Mimmo Cuticchio fa l’inverso: parte da grande racconto della tradizione epico-cavalleresca, per incidere sulla realtà contemporanea e parlarci del nostro destino nel mondo.

Per questi motivi il Comitato d’Onore del SalinaDocFest, costituito da Romano Luperini, Giorgio e Mario Palumbo, Paolo e Vittorio Taviani, Bruno Torri, è felice di assegnare il Premio Ravesi “Dal Testo allo schermo” a Mimmo Cuticchio, e al nuovo racconto contemporaneo, che parte dalla tradizione per innescarsi nel presente, a ricordarci, ieri come oggi, che quando l’uomo smette di narrare, l’umanità perde se stessa e il mondo diventa inconoscibile.

Mimmo Cuticchio nasce nel 1948, quando il padre Giacomo, puparo “camminante” (girovago) si stabilisce a Gela. La sua infanzia e segnata dal mondo fantastico dell’ “opra”, ma la giovinezza non e un idillio fiabesco. Pur ricevendo un’educazione improntata al rispetto per la tradizione, si trova ad affrontare una realta sempre piu estranea ai valori culturali della cultura popolare. La sua biografia e segnata da esperienze importanti e da incontri come quello con Salvo Licata che lo sosterrà nella sua ostinata ricerca di una vita “contemporanea” all’Opera dei Pupi. Nel 1963 partecipa al VI Festival dei Due Mondi di Spoleto. Nel 1967 dirige un teatrino di pupi al Boulevard St. Michel a Parigi e realizza, uno spettacolo dal titolo Tullio Frecciato, tratto da un antico canovaccio dell’opra. Nel 1970 conosce il puparo e cuntista Peppino Celano il quale diventa il suo nuovo Maestro e gli fornisce strumenti nuovi ed efficaci per raggiungere una personale consapevolezza e maturita espressiva.

Alla morte di Celano, Cuticchio si dedica al proprio teatrino che apre nel 1973 e scrive il suo primo copione, Giuseppe Balsamo conte di Cagliostro, cui fanno seguito la Passione di Cristo, Genoveffa di Brabante. Nel 1977 fonda l’Associazione Figli d’Arte Cuticchio con la quale realizza L’Infanzia d’Orlando (1990), Don Turi e Gano di Magonza (1994 con Ciccio Ingrassia) e molti altri. Nel 1983, a dieci anni dalla morte del maestro, Cuticchio realizza in pubblico il suo primo spettacolo sul cunto, La Spada di Celano. Dal 1989, per Mimmo Cuticchio inizia il periodo di equilibrio fra la presa di distanza e l’assenza di distacco dal patrimonio di cui e erede: avviene una svolta nel suo percorso ormai definitivamente indirizzato verso una “rifondazione” del teatro dei pupi.

Nascono gli spettacoli Visita Guidata all’Opera dei pupi, Francesco e il Sultano, L’Urlo del Mostro e alcune “serate speciali” che legano i modelli del cunto e dell’opra tradizionali ad un impegno civile e artistico che rispecchia la societa contemporanea. Parallelamente, Cuticchio ha sviluppato un percorso sul teatro musicale realizzando una commistione teatrale, per pupi, attori e musici, tra opra ed opera: Il combattimento di Tancredi e Clorinda, (1990) una partecipazione al Tancredi di Rossini per la Staatsoper di Berlino (1994), Tosca (1998), Manon (1999), La terribile e spaventosa storia del Principe di Venosa e della bella Maria (1999), Macbeth (2001) Don Giovanni all’Opera dei Pupi (2002) con le musiche di Mozart, La Rotta di Moby-Dick (2003), El Retablo de Maese Pedro (2004), una trilogia su Don Chisciotte: Il Risveglio di Don Chisciotte – Prime avventure – Duello Finale (2005) e ancora Dal Catai a Parigi – Angelica alla corte di Re Carlo (2006), Aladino di tutti i colori (2007) La Riscoperta di Troia (2007). Tancredi e Clorinda (2009), O a Palermo o all’inferno (2011). Carlo Magno reale e immaginario (2012), Una corona sporca di sangue (2015), senza mai abbandonare il repertorio epico-cavalleresco e gli spettacoli classici del teatro dei pupi.

Nel 1997 fonda e dirige a Palermo la prima scuola per pupari e cuntisti, all’interno della quale dirige laboratori sulla narrazione e sul teatro dei pupi. Il rapporto di Cuticchio con diverse espressioni della scena contemporanea, e inoltre ribadito dai suoi complessi e assidui rapporti col cinema (Coppola, Tornatore, Turturro, Cipri e Maresco, Crialese), la fotografia, la radio, l’arte contemporanea (Mimmo Paladino), la musica pop (Lucio Dalla, Loreena McKennith).